Possono le macchine pensare?
Nel 1950, Alan Turing propose il "Test di Turing" per rispondere alla domanda "Possono le macchine pensare?". Utilizzando un gioco di imitazione, Turing suggerì che, se una macchina non può essere distinta da un umano attraverso domande e risposte, si può considerare che la macchina "pensi".
Neuri
9/22/20244 min read


Alan Turing è uno dei grandi geni della Storia dell’Umanità.
Mi colpisce sempre molto che la sua fama non sia neanche paragonabile ad altri grandi scienziati come Einstein o Darwin.
Eppure, ecco un brevissimo riassunto della sua biografia (by ChatGPT).
“Alan Turing (1912-1954) è stato un matematico, logico, crittografo e pioniere informatico britannico. Considerato uno dei padri della scienza informatica e precursore dell'informatica moderna, ha formulato il concetto di algoritmo e di macchina di Turing, che sono fondamentali per la comprensione del funzionamento dei computer. Durante la Seconda Guerra Mondiale, il suo lavoro di decrittazione del codice Enigma, utilizzato dalla Germania nazista, è stato vitale per gli Alleati, contribuendo significativamente alla vittoria. Dopo la guerra, Turing ha lavorato allo sviluppo dei primi computer e ha formulato alcune delle prime teorie sull'intelligenza artificiale. Nonostante i suoi contributi inestimabili, Turing ha subito persecuzioni a causa della sua omosessualità, all'epoca illegale nel Regno Unito. Morì prematuramente nel 1954, in circostanze che sono state interpretate come suicidio. La sua eredità continua ad avere un impatto profondo sullo sviluppo tecnologico e scientifico.”
In poche parole, senza di lui l’Umanità che conosciamo oggi non esisterebbe. In soli 42 anni di vita ha rivoluzionato così profondamente l’Umanità che pochi altri al mondo possono essergli paragonati.
Solo per correttezza storica, nel 2009, il Primo Ministro britannico Gordon Brown ha rilasciato una dichiarazione ufficiale di scuse per il trattamento subito da Alan Turing a causa della sua omosessualità e nel 2013 la Regina Elisabetta II ha annullato la sua condanna del 1952 per indecenza.
Piccolo tentativo e, dal mio punto di vista, molto tardivo per fare ammenda.
Bene. Ma quindi perché me ne voglio occupare?
Nel 1950 Alan Turing scrive un articolo sul numero 59 di Mind dal titolo “Computing machinery and intelligence”. Considerate che la prima volta della storia in cui appare il termine “Intelligenza Artificiale” è il 31/08/1955 in una richiesta di finanziamento per un progetto di ricerca. Ben 5 anni prima, Alan Turing sfida le nostre più profonde convinzioni e in questo articolo pone la famosa domanda «Possono le macchine pensare?»
Vediamo che cosa scrive.
Turing si rende immediatamente conto che cercare di rispondere alla domanda in maniera classica, direi logico-argomentativa, è una vera e propria chimera. Perché? Perché nessuno era in grado (ma in realtà nessuno è in grado) di definire univocamente e universalmente il concetto di “pensiero”.
Quindi cosa fa? Aggira l’ostacolo e propone una “metodologia operativa” per dare la risposta.
E qui, scusatemi tanto, il colpo di genio è straordinario.
Ora provo a spiegarlo.
Turing descrive un ipotetico gioco di società (in realtà non è chiaro se questo gioco venisse effettivamente giocato in alcuni ambienti frequentati da Turing): il Gioco dell’Imitazione.
Per inciso, si tratta del titolo del film del 2014 che racconta una parte della sua biografia: “The Imitation Game”. Come titolo sarebbe stato forse più appropriato “The Enigma challenge”, considerando che praticamente la storia di Turing viene “appiattita” solo su questo straordinario risultato che ha raggiunto. Comunque, il film vale la pena di guardarlo.
Allora in cosa consiste questo gioco?
Ci sono tre partecipanti: un Uomo, una Donna e un Tester che può essere di qualsiasi sesso. Il Tester si trova in una stanza separata dagli altri due e comunica con loro solo tramite un terminale di testo, senza poterli vedere o sentire direttamente.
Lo scopo del gioco è che il Tester determini quale dei due partecipanti è l'Uomo e quale la Donna. Per individuare la Donna il Tester può fare qualsiasi tipo di domanda e, molto probabilmente cercherà di fare domande dove l’esperienza diretta del mondo femminile gioca un ruolo cruciale. La Donna cerca di aiutare il Tester affinché lui la individui. L’Uomo cerca di convincere il Tester di essere la Donna.
Ovviamente il gioco funziona lo stesso invertendo i ruoli dell’Uomo e della Donna.
Chi vince?
Se il Tester indica la Donna, sono loro due a vincere. Al contrario il vincitore sarà l’Uomo, che è riuscito ad ingannare il Tester.
Turing propone di utilizzare il gioco per rispondere alla domanda “Possono le macchine pensare?” con il seguente accorgimento: sostituiamo uno dei partecipanti (l'Uomo o la Donna) con una macchina. Se il Tester non riesce a distinguere in modo affidabile la macchina dall'essere umano dopo una serie di domande e risposte, allora possiamo dire che la macchina “pensa”.
Capite la genialità? In un solo colpo e in poche pagine Alan Turing spazza via più di due millenni di pensiero filosofico. Mi vengono i brividi.
È da questo articolo che nasce il dibattito scientifico filosofico degli ultimi 70 anni sui temi legati all’Intelligenza Artificiale, al rapporto mente cervello, al problema della coscienza.
È da questo momento che iniziamo a parlare di “Test di Turing”.
Nei prossimi articoli cercherò di ripercorrere questi 70 anni con lo scopo di capire come siamo arrivati qui e cosa ci può riservare il futuro.



