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Analisi approfondite sui lavori personali riguardanti la filosofia della mente e le sue implicazioni nell'era dell'intelligenza artificiale.
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Oggi spesso mi sento chiedere: “Perché dovremmo creare un’Intelligenza Artificiale paragonabile a quella dell’Uomo, considerando i rischi che questo comporta?”
Questa è una domanda alla quale ognuno di noi può dare una risposta diversa, compreso il fatto che sarebbe meglio evitare di farlo.
Però non possiamo non prendere atto di una spinta interiore che attraversa la storia del pensiero occidentale.
Ad un certo punto siamo stati affascinati dall’idea della creazione.
Si sono affacciate alla nostra mente domande come: possiamo creare un’intelligenza simile o paragonabile a quella umana? siamo in grado di creare automi di animali ed esseri umani? possiamo noi stessi diventare “creatori” e “dare vita” ad un essere partendo da materia inanimata?
Facciamo un veloce viaggio nel tempo per scoprire gli esempi più importanti, ma forse anche meno conosciuti, che testimoniano il fascino della creazione.
Il Golem (1215).
La più antica rappresentazione scritta del Golem si trova in un testo ebraico noto come Il libro dei Giusti, scritto dal rabbino Eleazar di Worms nel 1215. Questo testo contiene una storia sulla creazione di un Golem da parte del rabbino, che conosce le parole della Cabala per dare vita. La storia del Golem di Praga, che è la versione più famosa, risale al XVI secolo. Secondo la leggenda, il Rabbino Loew creò un Golem di argilla per difendere la comunità ebraica di Praga dalle persecuzioni. Il Golem era programmato per eseguire ordini e proteggere la comunità, ma alla fine si ribellò, diventò incontrollabile e fu disattivato.
Cartesio – Discorso sul Metodo (1637)
Sentite qui cosa scrive Cartesio nel Discorso sul Metodo, uno dei capolavori della filosofia occidentale:
“[…] mentre se [di macchine] ce ne fossero di somiglianti ai nostri corpi e capaci di imitare le nostre azioni per quanto è di fatto possibile, ci resterebbero sempre due mezzi sicurissimi per riconoscere che, non per questo, sono uomini veri. In primo luogo, non potrebbero mai usare parole o altri segni combinandoli come facciamo noi per comunicare agli altri i nostri pensieri. Perché si può ben concepire che una macchina sia fatta in modo tale da proferire parole, e ne proferisca anzi in relazione a movimenti corporei che provochino qualche cambiamento nei suoi organi; che chieda, ad esempio, che cosa si vuole da lei se la si tocca in qualche punto, o se si tocca in un altro gridi che le si fa male e così via; ma non si può immaginare che possa combinarle in modi diversi per rispondere al senso di tutto quel che si dice in sua presenza, come possono fare gli uomini, anche i più ottusi. L'altro criterio è che quando pure facessero molte cose altrettanto bene o forse meglio di qualcuno di noi, fallirebbero inevitabilmente in altre, e si scoprirebbe così che agiscono non in quanto conoscono, ma soltanto per la disposizione degli organi. Infatti mentre la ragione è uno strumento universale, che può servire in ogni possibile occasione, quegli organi hanno bisogno di una particolare disposizione per ogni azione particolare; ed è praticamente impossibile che in una macchina ce ne siano a sufficienza per consentirle di agire in tutte le circostanze della vita, come ce lo consente la nostra ragione.”
Gli automi.
Potrebbero sembrare niente più che giochi, che nulla hanno a che fare con l’idea della creazione, ma sono il prodromo della suggestione attuale degli androidi. Tra l’altro è molto interessante confrontare le etimologie di questi due termini:
Automa: dal lat. automătu(m), che è dal gr. autómaton “che pensa da sé”.
Androide: dal gr. andrós “uomo” e oidēs “simile”.
Negli “Automata” Erone di Alessandria (I° sec. dopo Cristo) descrive macchine in grado di creare effetti in diversi contesti d'intrattenimento, come statue che versano vino e latte.
Ad Al-Jazari è attribuito il primo progetto documentato di automa programmabile nel 1206. Il suo automa era una nave con quattro musicisti che galleggiava su un lago per intrattenere gli ospiti alle feste di corte.
Nel ‘700 c’è una vera e propria esplosione della costruzione di automi, grazie allo straordinario sviluppo della meccanica e al successo ottenuto nella loro presentazione alle varie corti reali europee. Il Suonatore di Flauto e il Tessitore erano automi progettati e costruiti da Jacques de Vaucanson nel 1737. Tra il 1770 ed il 1773 Pierre Jaquet-Droz e il figlio Henri-Louis costruirono tre sorprendenti automi: uno scrivano, un disegnatore ed una musicista (ancora funzionanti, si trovano nel Musèe d'Art et d'Histoire di Neuchâtel in Svizzera). Nello stesso periodo Henri Maillardet, un meccanico svizzero, costruì un automa capace di disegnare quattro figure e scrivere tre poemi (oggi conservato al museo scientifico del Franklin Institute di Filadelfia). Il Giocatore di Scacchi, chiamato Il Turco, creata da Wolfgang von Kempelen nel 1770 (che poi si dimostrò una truffa).
Frankenstein o il moderno Prometeo (1818).
E’ un romanzo gotico scritto da Mary Shelley a soli 21 anni.
Vi è narrata la storia del dottor Victor Frankenstein che dà vita ad una creatura composta da pezzi di cadaveri attraverso esperimenti scientifici, ma la creatura diventa orribile e viene abbandonata dal suo creatore. La creatura cerca vendetta, distruggendo la vita di Frankenstein e portando la tragedia nella sua vita fino alla sua morte.
Dimenticatevi le trasposizioni cinematografiche (a parte Frankenstein Junior che è imperdibile 😊). Il libro è un’altra cosa. Esplora i temi dell'ambizione, dell'isolamento, dell'etica scientifica e delle conseguenze dell'irresponsabilità umana. Dovete leggerlo!
La Macchina Analitica di Charles Babbage (1840).
Venne presentata da Charles Babbage all'Accademia delle Scienze di Torino. La sua idea innovativa è legata al concetto di programmazione, cioè alla possibilità di fornire in ingresso alla macchina non solo i dati da elaborare, ma anche la sequenza di operazioni da eseguire sui dati. La macchina doveva essere dotata di 5.000 ruote dentate, 200 accumulatori di dati composti di 25 ruote collegate tra loro, in grado di svolgere un’addizione al secondo. Un nastro perforato doveva guidare la macchina nelle operazioni secondo un programma predefinito.
Proviamo sinteticamente a tirare le somme.
In molte religioni Dio crea l’uomo plasmandolo dalla creta e infondendogli la vita.
Nel mondo antico moltissimi miti riguardano dei o semidei che danno vita a creature (Pandora, Galatea, Prometeo, ecc.).
Ad un certo punto inizia a farsi strada l’idea che sia l’uomo stesso a diventare “creatore”, dando la vita a ciò che è inanimato o costruendo macchine che imitano le capacità, prima fisiche e poi mentali, dell’uomo stesso.
Che sia perché siamo stati creati o perché diventiamo creatori, non possiamo sfuggire al fascino della creazione.
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